Allarme Naspi: perché l’INPS sta chiedendo i soldi indietro e come comportarsi

Brutte notizie per i percettori di NASPI, l’INPS sta chiedendo indietro i soldi dell’indennità di disoccupazione. Chi è a rischio.

Cosa fare se l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale dovesse chiedere la restituzione dei soldi della NASPI perché non spettanti? Vediamo i cittadini come possono tutelarsi in caso di un’eventualità del genere.

INPS chiede soldi della NASPI
Chi deve restituire i soldi della NASPI (Varesecultura.it)

La NASPI è l’indennità erogata ai lavoratori che rimangono involontariamente senza occupazione. La misura è disciplinata da una rigida normativa con regole chiare da seguire per non rischiare di perdere i soldi. Beneficiari dell’indennità di disoccupazione sono esclusivamente i dipendenti con rapporto subordinato inclusi gli apprendisti, i soci lavoratori di cooperative, il personale artistico e i dipendenti delle pubbliche amministrazioni a tempo determinato.

L’importo erogato corrisponde al 75% della retribuzione media mensile imponibile degli ultimi quattro anni, poi si riduce del 3% ogni mese a partire dal sesto mese di fruizione. I versamenti sono al massimo 24 (numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni). Immaginate di dover restituire tutte le somme ricevute in questo lasso di tempo. Un vero e proprio incubo che purtroppo è realtà per tanti cittadini.

Chi deve prepararsi a rimborsare l’INPS: ci si può tutelare?

Se la NASPI dovesse risultare non dovuta allora l’INPS potrebbe chiedere il rimborso al percettore dell’indennità. Tale rimborso potrà essere parziale o totale. A definire le circostanze che fanno scattare la richiesta di restituzione delle somme percepite la Corte Costituzionale. Nello specifico si parla di anticipazione NASPI ossia della quota versata in un’unica soluzione per poter avviare l’attività di impresa.

Rimborsare INPS per NASPI non dovuta
Quando il rimborso è legittimo (Varesecultura.it)

Qualora il lavoratore non potesse proseguire l’attività per cause di forza maggiore ossia eventi imprevisti a lui non imputabili allora il rimborso potrà essere richiesto dall’INPS solo in forma parziale (sentenza numero 90 del 20 maggio 2024). Disastri naturali e accadimenti non ipotizzabili comportano una rivalutazione della somma da restituire proporzionandola al solo periodo in cui il lavoratore ha svolto lavoro subordinato. Di conseguenza la richiesta di rimborso totale è, in determinati casi, parzialmente illegittima.

L’intera somma, invece, può essere richiesta totalmente in caso di doppia erogazione dell’indennità per uno stesso periodo di disoccupazione oppure se dovessero venir meno i requisiti che danno diritto all’indennità. Una volta accertato il non diritto alla NASPI, l’INPS può chiedere il rimborso e in caso di mancata restituzione potrà procedere con l’iscrizione a ruolo della somma applicando sanzioni e interessi. L’ultimo passo qualora il percettore di NASPI dovesse continuare a non restituire i soldi sarebbe il pignoramento dei beni. Se il lavoratore dovesse ritenere di essere dalla parte della ragione allora potrebbe presentare un ricorso amministrativo.

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